Tocca purtroppo registrare l’ennesima intimidazione perpetrata ai danni delle comunità serbe di Kosovo e Metohija. Oggi pomeriggio, si sono presentati nell’enclave di Velika Hoča dei dipendenti/esattori della ditta albanese Hidrosistemi Radoniqi, sostenendo che l’azienda, concessionaria della distribuzione dell’acqua potabile, aveva provveduto ad un ricalcolo dei consumi, accertati sempre per via presuntiva poiché sono pochissime le utenze dotate di un contatore.
In seguito a questo “ricalcolo”, le famiglie si sono viste addebitati conguagli compresi tra 100 e 200 euro, ovviamente una spesa impossibile da sostenere per i magri bilanci familiari delle enclavi.
L’arroganza del personale convenuto, intimava l’immediato pagamento pena l’istantanea sospensione del servizio.
E’ così, che già stasera oltre venti famiglie sono prive dell’acqua potabile a Velika Hoča.
Abbiamo assistito con sgomento alla sorda rabbia e alla rassegnazione di fronte all’ineluttabile, con cui gli abitanti dell’enclave hanno subito questo ennesimo sopruso.
Non siamo soddisfatti per niente, nel constatare quanto e come avevamo ragione, finanziando due anni fa, la costruzione del pozzo Pound, il pozzo civico a disposizione dei cittadini di Hoča.
Questa sera rimane l’amarezza del torto subito in nome di una “regolarità ed efficienza” mai praticate.
Per chi ancora si chiede cosa sia l’enclave, l’immagine di stasera è quella di un rubinetto sotto chiave, attività commerciali bloccate, sorda disperazione che monta.
Ciascuno di noi, in nome della giustizia, si trova a combattere su un fronte che il profetico Pier Paolo Pasolini, ebbe ad individuare cinquant’anni fa, siamo sul fronte della capacità di sperare, per non dire con il poeta: “Non ho speranze… la parola speranza è cancellata dal mio vocabolario”.