Amici Di Decani LogoAmici Di Decani Slogan

Dichiarazione del Patriarca

inserito il December 29, 2022

A seguito del gravissimo episodio consumatosi lungo la linea di demarcazione amministrativa tra Serbia e Kosovo, con il respingimento del Patriarca serbo che desiderava recarsi presso il Patriarcato di Peć, Sua Santità Porfirije ha rilasciato una dichiarazione che proponiamo integralmente in traduzione italiana, accompagnata da alcune riflessioni del Presidente della Serbia Aleksandar Vučić, che ha portato la solidarietà del Paese al proprio Patriarca.

Così Sua Santità Porfirije, si è rivolto ai giornalisti presenti:

Grazie per essere venuti oggi al Patriarcato serbo. Non ci sono mai stati così tanti giornalisti qui, e non so se avessi mai avuto l'opportunità di stare in un altro posto e avere così tante telecamere davanti a me. Questo fatto dimostra come tutti voi siate interessati non solo a cosa si sia discusso tra il Presidente e me ma su quello che sta accadendo in Kosovo e Metohija. La situazione lì è davvero molto grave, le tensioni sono arrivate a un punto dal quale si possono aprire delle strade che ovviamente nessuno di noi vuole percorrere. Tali sentieri non ci porterebbero nessuna pace, né alcun tipo di equilibrio.

Non c'è molto da dire in questa occasione, soprattutto dopo la giornata di ieri, che per me personalmente è stata veramente, a dir poco, una giornata triste. Tuttavia, non è così importante che sia stata triste per me, ma è molto più importante che sia stata molto, ma molto triste per tante persone – per i nostri fratelli e sorelle in Kosovo e Metohija, per le nostre monache, monaci e clero, per tutti loro che attendevano con la gioia e l’impazienza che il capo e padre spirituale della loro Chiesa, svolgendo il proprio programma regolare di visite, venisse, prima di tutto, al Patriarcato di Peć, per poter in questi momenti difficili, insieme a loro, come sempre è accaduto, pregare per tutta la nostra gente che sta facendo una vita difficile in Kosovo e Metohija, che sta soffrendo, ma anche per tutta la gente del mondo, per la pace nel mondo, e prima di tutto, e soprattutto per la comprensione reciproca, per la convivenza e per la pace tra albanesi e serbi.

È un dato di fatto che solo attraverso i nostri sforzi possiamo capirci meglio, per secoli serbi e albanesi hanno convissuto nel territorio del Kosovo e Metohija.

I serbi sono in Kosovo e Metohija da quasi quindici secoli, e serbi e albanesi convivono in quella zona da quattro o cinque secoli.

Quindi, le capacità e le potenzialità, ciò che è dietro di noi, sono tali che almeno ci insegnano che, se c'è buona volontà, si può trovare una strada per una vita comune, una strada che conduce a un quadro in cui sia posto per tutti.

In questo momento, indipendentemente dal fatto che mi è stato proibito di andare in Kosovo e Metohija, sono soprattutto sicuro, e assicuro a tutti i nostri fratelli e sorelle in Kosovo e Metohija, che non aspetterò molto per stare insieme a loro e che pregherò Dio insieme a loro per tutto ciò che ho menzionato.

Non vorrei entrare nello scenario di cosa siano i diritti civili, cosa sono le libertà religiose, lo sapete tutti molto bene.

Dirò solo una cosa: il Patriarcato di Peć, per il nostro popolo, per la nostra Chiesa, per ogni capo della nostra Chiesa, è quello che è il Vaticano per la Chiesa cattolica romana. Ora immaginate che qualcuno senza motivo, con spiegazioni a dir poco comiche, solo perché lo vuole, vieti al Papa di entrare in Vaticano o di andare in Laterano. Dico questo perché sono sicuro che il mondo intero si alzerebbe in piedi e che non ci sia nessuno sotto il cielo che abbia una posizione da cui decidere, che non alzerebbe la voce per proteggere il diritto del capo della Chiesa cattolico romana.

È doloroso anche questo fatto o la domanda che possiamo farci: esiste a questo mondo un capo di una comunità religiosa che non possa visitare i propri fedeli, che non possa entrare nella propria casa?

Il monastero del Patriarcato di Peć è proprietà della Chiesa ortodossa serba e, come ho già detto, è la casa del capo della Chiesa ortodossa serba, il suo Patriarca. Ho tentato anche ieri provando a spiegare, attraverso alcuni contatti diretti con persone che credo possano aiutare a rimuovere un divieto così insensato, assurdo, irrazionale.

Lo ripeto anche adesso, mi rivolgo a chi penso possa certamente – scelgo le parole, quindi userò la parola più blanda – influenzare su chi prende decisioni a Pristina – compresa la decisione di vietare senza qualsiasi motivo al Patriarca di recarsi a casa propria – per influenzare che questa decisione cambi.

Per quanto riguarda la situazione in Kosovo e Metohija, noi (Chiesa serbo ortodossa) non siamo soggetto che possa sapere cosa stia accadendo.

Nella conversazione con il signor Presidente, abbiamo avuto molte domande, ed egli stesso ci ha detto molto, cosa pensa che si debba tenere a mente.

Io ho ripetuto e sottolineato ciò di cui parla lo stesso Presidente, che bisogna fare di tutto per preservare la pace ad ogni costo. Ho personalmente pregato il Presidente, ma anche il governo della Serbia, che stiamo pregando tramite lui, di fare di tutto per preservare la pace e per prevenire i conflitti armati – Dio non voglia –, perché non porteranno alcun bene a nessuno.

Allo stesso tempo chiedo a chi ha il potere a Pristina, ma chiedo anche, ancora una volta, ai grandi poteri, alle istituzioni politiche che sono importanti e prendono decisioni nei centri di potere – decisioni che spesso incidono sulla vita delle persone, sulla vita di tutti noi – che anche loro diano il loro massimo per aiutare a preservare la pace e fare della vita umana un interesse più grande di ogni interesse.

Sono assolutamente sicuro che possano farcela, e prego Dio che in questi giorni che precedono alla grande festa, Dio tocchi le menti e i cuori di tutte le persone con il suo amore, la sua grazia, specialmente quelli che vivono in Kosovo e Metohija, e che Dio conceda la pace tra albanesi e serbi, così come per tutti noi, cristiani ortodossi che celebriamo il Natale, sia un giorno di gioia, un giorno di pace, un giorno d'amore.

Grazie ancora per la vostra pazienza e per aver voluto venirci a trovare qui oggi e sentire quello che abbiamo da dirе, e grazie ancora di più perché lo so che voi, da parte vostra – e i media non sono irrilevanti – farete di tutto per preservare la pace nella nostra Regione meridionale.

So, allo stesso tempo, che non è affatto facile per chi lavora nei media, che siano giornalisti e non, perché a volte, come tutti gli impiegati, devono dare forma a un reportage in un modo voluto o richiesto da chi ne è l’editore.

Quindi, il vostro lavoro non è affatto facile, ma quando si tratta delle vite umane – ripeto ancora – che per tutti noi, in questi giorni pre-natalizi, la vita umana sia il bene più prezioso, ogni singola vita umana.

Il Signore vi benedica e doni a voi e alle vostre famiglie ogni grazia e bene, oltre a celebrare con gioia il prossimo Natale, affinché possiamo poi ascoltare le parole dell'angelo: Non abbiate paura! Perché, qui, il Signore nasce proprio per mostrarci che sta sempre dalla parte della verità, della giustizia e che nasce perché scacciamo da noi stessi ogni paura.

Quindi, non abbiate paura e cantiamo il canto: Gloria a Dio nell'alto dei cieli e in terra pace agli uomini di buona volontà. Saluti e Cristo è nato!

Il Presidente di Serbia, Aleksandar Vučić, ha reso delle interessanti dichiarazioni, puntualizzando il concetto che quest’oltraggio non è stato concepito solamente in Kosovo, ma ne ha pari responsabilità la comunità internazionale.

Estrapoliamo due interessanti interventi in traduzione italiana:

“Il divieto di ingresso di Sua Santità e il divieto di recarsi al Patriarcato di Peć, emesso ieri, parla molto meglio di chi l'ha attuato, e l’hanno attuato sì, le autorità di Pristina, ma non completamente da soli. Quelli che hanno annunciato che l'avrebbero condannato questo atto, lo hanno fatto in un modo che mi ha fatto vergognare. È uno dei più grandi imbarazzi che potrebbero permettersi a sé stessi, non a noi. Non possono rubare il nostro Patriarca dal cuore del nostro popolo in Kosovo e Metohija, ma è importante vedere come decidono su di noi e sul nostro popolo”.

“Siamo in costante contatto con la comunità internazionale. Stiamo parlando con Miroslav Lajčák e Gabriel Escobar e stiamo cercando in tutti i modi di preservare la pace. Noi continuiamo a cercare le soluzioni di compromesso, ovunque vediamo anche la più piccola finestra e continueremo a farlo. Io andrò da tutte le parti per parlare anche con la nostra gente. Se riusciremo in questo, non dipenderà solamente da noi”.

Amici Di Decani LogoAmici Di Decani Slogan
Amici Di Decani Church
In ItaliaAssociazione Amici di Decani – O.N.G.Largo Fontanella Borghese 8200189 Roma - ItaliaCodice Fiscale 90068080028
In SerbiaUdruženje Prijatelji Dečana, Associazione Amici di DečaniJoza Laurenčića 10V11283 Beograd – Zemun, SerbiaPIB 108324157Matični broj 28128738
In Kosovo e MetohijaAmici di Decani - Prijatelji Dečana - Miqtë Deçanit NGOManastirska ulica bb51000 Decani – KosovoFiscal number 601139208