Quando si smette di credere in Dio, si crede a tutto, scriveva Chesterton.
Questo è accaduto nella scristianizzata Inghilterra, si è creduto ai medici del National Health Service che in una valutazione di costi benefici, hanno decretato che un bambino di nome Alfie Evans, ventitré mesi, affetto da una malattia neurodegenerativa dovesse morire.
Ieri sera, confortati da una cultura di morte, e da un diritto privo di compassione e rispetto della divinità celata in ogni creatura, questa specie di medici hanno disattivato le macchine dell’Alder Hey Children’s Hospital di Liverpool che lo tengono in vita.
Secondo le previsioni dello staff medico, il bambino non avrebbe potuto sopravvivere più di un quarto d’ora.
Per tutta la notte, nonostante il presidio autoritario di trenta poliziotti, i genitori si sono prodotti in una respirazione bocca a bocca e il piccolo è sopravvissuto, respira autonomamente da undici ore.
Anche quando poco dopo il distacco, il piccolo Alfie ha avuto una crisi, i medici dell’ospedale si sono rifiutati di dargli l’ossigeno, come prevede il protocollo in corso, ciò nonostante Alfie continua a vivere, a rimanere attaccato all’amore che muove il mondo, “che move il sole e l’altre stelle”.
Per quel che conta, anche noi ci arruoliamo in quest’esercito senz’armi che vuole difendere il diritto di un bambino ad essere curato, tra la cultura della morte e la speranza in un miracolo, noi stiamo con Alfie.