Projekti Beke

La storia di Beke, come spesso accade in Kosovo, potrebbe avere molte chiavi di lettura. La prima é quella terribile della malattia.
Nel 1992, Beke Hulaj, ha 18 anni, vive a Dečani, in albanese Decan, é una talentuosa promessa della squadra di calcio del paese. Un giorno, durante una partita di campionato, gli accade un fatto inspiegabile: “... giocavo all’ala destra, mi é venuto addosso un difensore avversario ed ho pensato, adesso lo sbilancio con una finta, palla a destra e corpo a sinistra, lui si confonde e scivola, ... lo avevo fatto mille volte, ero bravo...” ma proprio quella volta il dribbling non riesce, la palla di Beke va a destra e il suo corpo pure, “... una sensazione orribile, come se non fossi stato piu´ in grado di comandare il mio corpo, ondeggiavo senza volontá e senza forza”.
Purtroppo é solo l’inizio di una malattia crudele che segna il calvario della giovane promessa calcistica di Dečani. In pochissimi mesi Beke perde l’uso delle gambe, la sensibilitá alla schiena, non riesce piú a camminare, ad essere autosufficiente. Qualcuno parla di Sla, qualcun’altro di ictus, di una malattia genetica, neurologica.
Poi la guerra e gli anni difficili, per una famiglia albanese di fede musulmana.
Perché Beke é albanese e musulmano e ha vissuto la frontiera di un conflitto sporco e insensato.
La malattia non dá tregua, la famiglia Hulaj, consulta svariati medici, in Serbia, in Austria, in Croazia, non riuscendo mai ad avere una diagnosi certa e nemmeno una cura.
In queste condizioni, prostrati da vent’anni di sofferenze, si sono rivolti al Monastero di Dečani e alla nostra Associazione.
Parla Kastriot, il fratello piú giovane di Beke: “cerchiamo l’aiuto di persone serie e disponibili che ci possano assistere nell’incoraggiare mio fratello ad avere una speranza”
Il Vescovo Teodosije, ha fatto proprio l’appello della famiglia, testimoniando che un essere umano in difficoltá deve essere sempre e comunque aiutato, senza distinzione di credo, razza ed etnia.
Noi ci siamo messi a disposizione.
Grazie alla generositá e professionalitá della dott.ssa Marta Panzeri e del dott. Guido Pareyson, siamo riusciti a fissare un ricovero per il 15 novembre, presso l’Istituto neurologico Carlo Besta di Milano, uno dei poli d’eccellenza del nostro Paese; assistiti dalla sig.ra Anila Ballata, la nostra interprete italo albanese, metteremo la famiglia Hulaj in condizione di avere la diagnosi certa che desiderano da decenni, oltre alla cura, che tutti noi ci auguriamo.
Tanti amici si sono messi a disposizione di questo progetto che abbiamo chiamato, in albanese, “PROJEKTI BEKE”, la lista sarebbe lunga, ma ci piace ricordare: lo Ieromonaco Petar del Monastero di Dečani, Anna Murgia, Caterina Zuccaro, Andrea Lampo.
Tutti noi ci auguriamo che questo possa essere uno tra i passi concreti per agevolare quella convivenza pacifica e rispettosa dell’altro, che vorremmo fosse il destino di Kosovo e Metohija e dell’intero pianeta.
“Ho pensato di rivolgermi al Monastero – ci racconta Kastriot - quando ho visto Padre Sava (l’Abate del Monastero di Dečani) al villaggio di Decan che ritirava i documenti di identita' del Kosovo. Ho pensato che il Monastero é una nostra risorsa da secoli e che opera in nome della pace e della fratellanza e che un capitolo doloroso della nostra storia si fosse finalmente chiuso.
Ho pensato a Beke che ha 39 anni e da venti vive questa tragedia, mi sono avvicinato a Padre Sava e gli ho chiesto aiuto, lui mi ha ascoltato. Era il mese di luglio, ci ha dato una speranza e ora abbiamo delle risposte concrete, ci ha aiutato davvero”

Nei prossimi giorni, aggiorneremo lo stato del progetto con brevi news, seguici sul web.

In basso alcune immagini di Beke, da piccolo con il padre (primo a sinistra), da giovane ed oggi.
 

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