In queste ore assistiamo ad un tragico rincorrersi di notizie che definiscono quel confine sottile che separa la verità dalla menzogna.
L’organizzazione Europa Nostra fondata il 29 novembre nel 1963 a Parigi che da oltre 50 anni si preoccupa di individuare e proteggere il patrimonio culturale in pericolo, ha individuato sette siti a rischio scomparsa in Europa, tra questi il Monastero di Visoki Dečani.
La notizia ovvia ai più, il monastero è presidiato dal 1999 da un contingente Nato, ha subito tra il 2000 e il 2007, quattro attacchi di matrice terroristica, nel 2014 ha subito nottetempo dei graffiti inneggianti all’Isis e nel 2016, quattro kosovari di etnia albanese, sono stati arrestati proprio innanzi al portone del monastero in flagranza di possesso di armi da fuoco, due dei quali segnalati nella lista nera dei simpatizzanti dell'Isis.
Con queste premesse, non serve certo l’accurato studio di Europa Nostra, per comprendere la necessaria tutela del sito, patrimonio assoluto dell’identità europea, come l’ha definito il nostro Massimo Cacciari.
Gli unici a stupirsi, sono stati i componenti del Consiglio per la tutela dei diritti umani delle libertà di Pristina, che hanno sostenuto la necessità di un’indagine sull’Igumeno del Monastero di Dečani, l’Archimandrita Sava Janjić, quale criminale di guerra.
Secondo la fantasiosa ricostruzione di questo fantomatico Consiglio, l'Igumeno dovrebbe essere indagato per il suo «ruolo prima e durante la guerra in Kosovo e per i civili detenuti» nel monastero di Dečani.
“Secondo delle dichiarazioni di testimoni, non specificati e dettagliati, dopo la fine della guerra cittadini di etnia albanese, sarebbero stati tenuti in ostaggio presso il monastero dei Dečani a propria volta trasformatosi in una base militare dove sono state distribuite armi ai serbi mobilitati”.
La ricostruzione oltre ad essere totalmente fantasiosa è fortemente lacunosa ed ovviamente falsa.
Ai deliri di questo Consiglio, si sono aggiunte le parole di Kurti e Osmani, rispettivamente, primo ministro e Presidente del Kosovo. Criticando l’inserimento del monastero di Dečani nei siti a rischio, hanno parlato di un linguaggio che “porta a ritenere che il testo della candidatura non abbia seguito una linea argomentativa professionale e il suo contenuto sia stato sviato con connotazioni politiche e propagandistiche”.
La malafede è palese, vista la presenza di questioni legali e istituzionali irrisolte e cronicamente disattese, come il desiderio da parte della municipalità di Dečani di non restituire le terre di proprietà del Monastero, come suggerito dall’Alta Corte di Kosovo o la minaccia di costruire una strada di svincolo, proprio nelle prossimità del Monastero.
Le accuse contro Padre Sava sono un’oscenità per la verità, un oltraggio a un uomo gusto, servitore di Dio e della pace.
L’Igumeno di Dečani ha ricevuto solidarietà da personalità e gente comune, alla quale vogliamo aggiungere la nostra, come Associazione, nei confronti del custode di un Monastero fondamentale per la tutela della nostra identità e dignità di uomini liberi.