Questa mattina abbiamo assistito all’ennesima provocazione ai danni di una comunità serba di Kosovo e Metohija. Nell’enclave di Velika Hoča, ignoti provocatori hanno affisso uno stendardo dell’UÇK nei pressi della chiesa di Sveti Jovan, all’ingresso del villaggio.
L’UÇK, lo ricordiamo a chi avesse scarsa memoria, è il famigerato Ushtria Çlirimtare e Kosovës, nome albanese per indicare il presunto esercito di liberazione del Kosovo.
Questa organizzazione, considerata criminale dalle Nazioni Unite sino al 1998 e successivamente “ufficialmente” sciolta dopo il ’99, è stata al centro di numerosi procedimenti da parte del Tribunale penale internazionale per l'ex-Jugoslavia, Human Rights Watch (HRW) e del
Consiglio d'Europa, con provvedimenti anche scomodi, quali le incriminazioni di Ramush Haradinaj e Hashim Taçi (il primo da componente del governo di Kosovo e il secondo da Presidente della Repubblica), con pesanti accuse dall’omicidio, alla tortura, passando per il traffico di organi umani.
Non c’è da stupirsi se gli abitanti del villaggio abbiano vissuto con disagio e timore questa ennesima provocazione, che giunge dopo la vigliacca profanazione del monumento ai caduti civili di qualche mese addietro.
Per quel che ci riguarda, proseguiamo nella nostra missione, incuranti di queste vergognose scene, convinti che solo la codardia e l’infamia, alimentino questo genere di ingiurie; continuiamo ad esserci, nell’unico modo che conosciamo, restando al servizio di chi si sente continuamente minacciato sulla propria terra.
La Kosovo police ha rimosso lo stendardo, basterà a rasserenare gli animi? Può bastare?